Fino a 15 anni fa si scartava, oggi è tanto prezioso da essere conservato in banca. È il grasso aspirato dai chirurghi plastici durante la liposuzione e utilizzato per il lipofilling, ossia l’impianto di tessuto adiposo nello stesso paziente per ridare volume al viso o al corpo o, grazie alle cellule staminali in esso contenute, per rigenerare i tessuti.
Con 28.500 interventi nel 2014, il trapianto di grasso autologo è l’intervento di chirurgia plastica più in crescita (+20% in un anno, dati Aicpe). Inoltre negli ultimi 5 anni sono aumentati esponenzialmente gli articoli scientifici dedicati all’argomento; molti anche gli interventi sul tema all’ultimo congresso organizzato dall’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe). Due sono gli ambiti di ricerca principali: il primo riguarda la tecnica da utilizzare per l’impianto; il secondo l’utilizzo delle cellule staminali che contiene. “Per quanto riguarda la tecnica, oggi siamo in grado di impiantare particelle di tessuto adiposo sia in aree molto delicate, come ad esempio la palpebra inferiore dell’occhio, utilizzando una tecnica di micro o nano lipofilling, sia in ampie zone corporee come le mammelle o i glutei, ove si utilizzano metodiche di macro lipofilling in alternativa alle protesi”, afferma il presidente di Aicpe, Eugenio Gandolfi. L’uso è confermato anche per riempire le cicatrici diminuendone la visibilità, nel restituire volume al volto e nel rimodellamento corporeo. Oltre alla chirurgia plastica, ci sono altri ambiti della medicina in cui il trapianto di staminali da tessuto adiposo è entrato in modo significativo come l’ortopedia, l’urologia, l’otorinolaringoiatria, la chirurgia maxillo facciale e la ginecologia: “Nelle donne si usa per trattamenti sia estetici dei genitali, sia funzionali per patologie vulvari e vaginali”, sottolinea il presidente di Aicpe. “È scientificamente dimostrato, in particolar modo negli studi per l’aumento estetico del seno, che ormai effettuo da 10 anni, che mediamente il 50% del volume del tessuto adiposo trasferito si conserva”.
La novità più sostanziale riguarda la conoscenza e l’uso delle cellule staminali: il tessuto adiposo ha il vantaggio di averne in quantità decisamente più alta rispetto ad altri tessuti utilizzati per la loro selezione, come il midollo osseo. “Gli studi hanno dimostrato che le cellule staminali hanno un’enorme capacità di rigenerazione dei tessuti, da quelli cicatriziali a quelli invecchiati, che hanno in alcuni ambiti capacità o potere terapeutico. Sembra ormai certo che, nell’ambito della chirurgia plastica, il volume di grasso che ‘attecchisce’ è superiore se il numero di staminali presenti nel tessuto trasferito è più alto. Da qui nascono gli studi attuali, che mirano ad arricchire i prelievi di grasso di cellule staminali. E qui entrano in gioco le banche delle staminali del grasso, che stanno nascendo per conservare il materiale non utilizzato”.
Quali gli utilizzi del trapianto di grasso? Non c’è zona del corpo in cui non si possa trapiantare il grasso. Queste sono comunque le più gettonate:
* VISO. Con il grasso si pone rimedio alla perdita di volume del volto, palpebra e sopracciglia incluse;
* CUTE. Il trapianto di grasso contribuisce, grazie alle cellule staminali, a un miglioramento complessivo della qualità della pelle;
* CORPO. È un’alternativa alle protesi di silicone per seno e glutei;
* RIMODELLAMENTO CORPOREO. Trasferire grasso significa prelevare prima con la liposcultura. Non bisogna dimenticare infatti che il trapianto di grasso prevede sempre la riduzione di adipe nelle zone dove è più in eccesso, di solito fianchi e addome;
* CICATRICI. Il trapianto di grasso serve per riempirle e diminuirne la visibilità.
Fonte: Clic Medicina